Dei centotrentasei comuni presenti in Molise pochi sono quelli che vengono menzionati a livello nazionale; molti altri, spesso, non sono conosciuti, anche solo per sentito dire, neanche dagli stessi molisani. Un caso è Conca Casale, letteralmente a due passi da una città grande come Venafro ma che raramente viene preso in considerazione.

Ed io, che già amo il Molise e nello specifico i suoi luoghi meno noti, non potevo non innamorarmene; anche perché, diciamolo, come fai a non innamorarti di un luogo nascosto tra le montagne ma che, al contempo, offre storie e natura a profusione; senza considerare la calorosità delle persone.

È così che sono nate nuove amicizie ed è (anche) così che si viene alla scoperta di fatti e luoghi altrimenti veramente sconosciuti. Con Danilo Neri ci messaggiamo, ci organizziamo e si parte!

È una domenica di inizio febbraio ma l’inverno è clemente; anzi, il tempo è quasi primaverile tanto da permettere di stare solo con una felpa ad oltre 1000 metri di quota. Insomma, la giornata perfetta per un’escursione. Dopo un saluto ed un caffè si parte per la prima tappa…

Santa Caterina

Località Trasarcio (dal lat. “trans arces”, in mezzo alle rocce), qui sorgeva un antico abitato e, su colle Santa Caterina, oltre i resti di abitazioni, si trova un muro ancora in piedi, l’unico, molto probabilmente di un’antica chiesa dedicata, come dice il nome, a Santa Caterina. Incerta la data di edificazione così come quella dell’ultima utilizzazione, probabilmente fine ‘800. L’unica certezza risale al 1645 allorquando Mons. Cordella la trasferì nella vicina Pozzilli.

Un luogo in cui ci sarebbe tanto da scavare e, quindi, da scoprire. Un ringraziamento al signor Roberto per avermi permesso l’accesso nel suo terreno e si riparte.

Si rientra in paese, si lascia l’auto e si imbocca il sentiero, anzi la vecchia via che conduceva a Venafro, quella che fino agli anni ’50 è stata l’unica strada di collegamento tra Conca Casale ed il “resto del mondo”.

Dunque, percorro questa strada, in un bosco ricco di faggi, agrifoglio e corniolo. Riguardo quest’ultimo albero c’è da fare un’annotazione: data la sua abbondanza nella zona pare che la località Crognalito presente nel comune abbia preso il nome proprio dal crognale (o corniolo) e dai cui frutti si ricava il crognolo, un ottimo liquore.

Questa antica via, percorsa per secoli a piedi o con gli asini, oltre a far gustare la tranquillità del bosco ha altro da mostrare.

Colle San Domenico (o Santa Domenica?)

Non molto dopo essersi avviati, ci si imbattute in quelle che possono sembrare poche e disordinate pietre. La località è “Colle San Domenico” (per qualcuno Santa Domenica) e ciò che si ha di fronte sono la testimonianza di cosa? Probabilmente un’antica chiesa, di chissà che epoca. Si riconosce, infatti, l’impianto formato da una piccola aula absidata ed elementi lapidea del portale.

Prima di ripartire c’è da vedere un’ultima cosa; è una roccia, alta un paio di metri e chiamata “Acquario“, in quanto sulla sommità vi è una parte scavata (non si sa se naturalmente o artificialmente) dove è presente sempre dell’acqua.

La Portella – passaggio tra Conca Casale e Venafro

La camminata prosegue e si arriva a “La Portella“, una roccia spaccata a metà erroneamente chiamata “Montagna Spaccata”; è una sorta di passaggio tra il comune di Conca Casale e quello di Venafro, da un ambiente montuoso a uno pianeggiante, dalla frescura della montagna al caldo della pianura completamente esposta al sole. Il luogo, caratterizzato dalla presenza di alcuni presepi, apre lo sguardo verso la piana venafrana, il Matese e parte della Campania.

Da qui si scende, come detto, a Venafro ed al Parco dell’Olivo. Io, invece, mi sono girato e sono tornato indietro fino a San Domenico da dove ho preso un altro sentiero che conduce fino a “La Crocella“, la montagna che sovrasta Venafro; non prima, però, di aver visto e trovato molto altro…

Torretta di avvistamento

Cammini sguardo a terra, il terreno è dissestato e le pietre sono tante. In posizione leggermente defilata rispetto al sentiero ti fanno notare qualcosa. Una base circolare, ancora perfettamente leggibile; guardando il panorama sottostante, con la torricella di Venafro in primo piano, non puoi non pensare ad una torretta di avvistamento, magari che faceva da “collegamento visivo” tra la piana venafrana e i territori a nord, quelli montuosi nei pressi delle Mainarde.

conca casale

Da qui il panorama è notevole, ma quelli veli mostrerò alla fine. E’ però da menzionare la vista su “La Crocella” e sul rifugio costruito anni fa su un suo costone.

Rocca Saturno

Arrivati quasi sulla vetta, affaticati e soddisfatti, c’è un’ultima tappa da fare. Anzi, ci sei già con i piedi sopra. Pietre, tante pietre, non a caso il nome dialettale del sito è “l’macier (le macerie); noti qualcosa, un certo ordine, soprattutto di quelle che danno verso il versante di Conca Casale. Poche testimonianze, trattasi del sito sannitico di “Rocca Saturno“, raramente menzionato.

Il perimetro delle mura, anche se quasi totalmente crollato, è ancora leggibile in diversi tratti. Un’emozione indescrivibile, anche non capendone quasi nulla. Oltre alle pietre, poi, diversi reperti in terracotta confermano la presenza nel luogo di un insediamento a controllo della valle del Volturno, unico ingresso in Molise dal lato occidentale.

Un ultimo respiro, ci si gira e si torna indietro. Ma bisogna raccontare un’altra storia che fa compagnia durante tutta l’escursione.

Reperti della seconda guerra mondiale

L’intera camminata, tra foglie secche, muschio e rocce, nasconde anche altro agli occhi dei più attenti. Un pezzo di metallo, anzi, ce ne sono diversi sparsi sulla montagna, di forme e dimensioni diverse. Al contempo, camminando, trovi moltissimi posti in cui il terreno sembra parzialmente scavato, come se qualcuno l’avesse utilizzato per nascondersi.

Ebbene, tutto vero, qui la seconda guerra mondiale si è sentita e vissuta concretamente. Trattasi di resti di bombe o oggetti utilizzati dai soldati tedeschi. Le altre, invece, quelle piccole porzioni di terreno scavate, furono utilizzate come trincee.

In un attimo si torna alla guerra, a ciò che hanno provato quei ragazzi spesso mandati in battaglia senza sapere neanche perché; senza sapere, soprattutto, se avrebbero riabbracciato i loro cari.

L’escursione è finita, non resta che mostrare un’ultima cosa.

Panorami

Se cammini in montagna, soprattutto sulle creste e sulle vette, è impossibile non restare incantati dai paesaggi e panorami che si aprono agli occhi. E dalle montagne di Conca Casale sono, nell’ordine:

  • Nord-ovest: Conca Casale e i monti a confine con il Lazio
  • Est/sud-est: piana di Venafro, il Matese ed i primi territori campani
  • Nord-est: Isernia, Pesche, Monteroduni e le montagne di Frosolone
  • Nord: Mainarde, Maiella e territori abruzzesi

Quattro regioni, pianure, colline e montagne; natura e storia, dai sanniti, al medioevo, alla guerra ai giorni nostri. Insomma, Conca Casale in poche ore mi ha regalato un’esperienza a 360 gradi. Uno di quei luoghi, praticamente sconosciuti, ma che consentono di trascorrere meravigliose giornate a qualsiasi tipo di turista.

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