Mafalda
Mafalda, molto più di una striscia a fumetti
Mafalda: no, non siamo nella striscia a fumetti con protagonista l’irriverente bambina disegnata da Quino ma siamo in quel sottile lembo di terra compreso tra il mar Adriatico, il fiume Trigno che ci divide dal vicinissimo Abruzzo e le colline del primo entroterra molisano.
Posto su di un colle detto “ripa” (da qui R’paldë in dialetto mafaldese), Mafalda ci fa godere di panorami unici che spaziano dalla vicina Majella al vicinissimo mare.
Continuate la lettura e visitate i social per restare sempre aggiornati:
Cenni storici
Partiamo dal nome: prima di acquisire il nome attuale nel 1903 in onore della figlia del re Vittorio Emanuele III si chiamava “Ripa Alta” o “Ripalta sul Trigno” a riprendere la “ripa” sulla quale è posto. Ancora prima veniva chiamato “Trespaldum” ed è con tale denominazione che venne conosciuto dal Alitto, famiglia di origine normanna che ne ebbe la signoria; a loro succedettero i d’Evoli, i Piscitelli, i Caracciolo ed, infine, i duchi di Canzano.
Cosa vedere
Il paese, pur conservando l’antico assetto urbanistico dettato dalla collina sulla quale sorge, con l’espansione si è allungato verso la vallata. Il centro storico, caratterizzato da case basse e stretti vicoli, è dominato dalla chiesa di Sant’Andrea Apostolo, risalente al XIII secolo ma restaurata dopo il terremoto del 1456 e poi ricostruita dopo quello del 1805. Presenta una facciata in bugnato con un caratteristico finestrone a bifora. Altra chiesa, all’ingresso sud del paese, è quella dedicata a San Nicola.
Altro elemento caratterizzante il centro storico è il palazzo baronale “Iuliani” di cui si ha un unico documento recante la suddivisione degli ambienti interni, risalente presumibilmente alla prima metà del seicento. Un paio sono le curiosità sul palazzo: la prima riguarda un pozzo con canale di scolo sul lato nord che ne ha fatto ipotizzare una via di fuga, la seconda riguarda una stanza interna che pare avesse un trabocchetto, ovvero una botola con delle lance alla base.
Poco fuori dal paese vi sono anche dei resti risalenti a secoli fa. I primi sono i resti di “Ripalda Vecchia“, ovvero il primo insediamento cittadino, databile tra XI-XII secolo e collocato su di una collinetta a circa due chilometri dall’abitato. I secondi, invece, riguarderebbero i resti di una Domus rustica risalente tra I e II secolo d.C. ma ancora in fase di studio; non sembrerebbe inverosimile, però, dati i tanti ritrovamenti di manufatti quali ampolle, lucerne e utensili da cucina risalenti all’epoca romana nella zona in particolar modo nella vallata del Trigno.
In ultimo, curiosità risalente al 2009, i resti del monastero dei Paolotti della cui esistenza non vi erano notizie certe ma solo voci tramandate oralmente di generazione in generazione. Durante dei lavori effettuati nell’area dell’attuale villa comunale proprio nel 2009, invece, sono riemerse le strutture murarie dando così fondamento alle voci tramandate.
Tradizioni e gastronomia
Tra le manifestazioni, anche a Mafalda c’è la tradizione delle “tredici portate” in occasione di San Giuseppe. Altre feste sono per il Patrono San Valentino e per Sant’Antonio di Padova durante il quale vengono addobbati carri con fiori e tessuti ricamati. Grande partecipazione riveste la manifestazione del Carnevale, con scherzi, balli, canti, divertimenti, cibo e dolci di ogni tipo.
Piatti tipici del paese sono il baccalà con la pastella, la ventricina (con la quale condire anche i cavatelli, pasta e fagioli con le immancabili cotiche e, come dolci, i mostaccioli.