Montenero Val Cocchiara
Montenero Val Cocchiara: relax tra monti e cavalli liberi
Immaginate un paesaggio da fiaba, con una pianura attraversata da un ruscello, vacche e cavali liberi ed una catena montuosa a fare da sfondo: benvenuti a Montenero Valcocchiara, centro a confine con l’Abruzzo che regala bellezze e relax fuori e dentro il centro abitato.
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Cenni storici
Il termine Montenero deriva probabilmente dalle folte boscaglie che nascevano nel territorio e che, ricoprendo il monte, gli conferivano un aspetto forse un po’ tetro. L’aggiunta “Val Cocchiara” si ha in tempi successivi, e aveva la mera finalità di distinguerlo da centri che recavano nomi simili, quali Montenero di Bisaccia, ad esempio.
Notizia più antica è da rintracciare nel “Chronicon Vulturnense”; nel documento infatti si narra che, anteriormente al 1011, Montenero Val Cocchiara apparteneva all’abbazia di San Vincenzo al Volturno dopodiché, nel XII secolo, il feudo passò ai Borrello che lo strapparono ai Filangieri.
Da allora fino al Settecento si alternarono diversi proprietari feudali: i Collalto, i Carafa, i Caracciolo, i Cantelmo, i di Sangro, i Bucca, i Greco e di nuovo i Carafa di Forlì del Sannio che esercitarono i diritti sul territorio fino al termine dell’epoca feudale.
Cosa vedere
Chiesa di Santa Maria di Loreto: costruita in epoca medievale e rimodellata in epoca rinascimentale, presenta un bel portale del 1782 ed ha un poderoso campanile che sembra fatto apposta per controllare l’ingresso al suggestivo loggiato che volge a mezzogiorno, sovrastando tutto il paese.
Notevolissimo l’altare maggiore del 1754, tra i più belli della provincia. Vi è un antico organo a mantice di Giuseppe de Marino risalente al 1721. Al di sotto dell’altare maggiore, nella cripta, è custodito il corpo di S. Clemente Martire, traslato qui nel 1776 dalle Catacombe di S. Callisto di Roma.
Palazzo ducale: Si tratta di una struttura a forma rettangolare, residenza signorile oggi, con tracce medievali nell’arco che sovrasta la via di accesso, e nelle piccole logge poste sopra l’arco stesso.
Nel territorio, poi, si trovano varie cappelle: Cappella S. Maria del Carmine, Cappella S. Nicola, cappella dell’Assunta, cappella di S. Martino, cappella di S. Sebastiano e infine la cappella di S. Antonio.
Ai piedi del paese, ultimo ma non ultimo, si trova il Pantano della Zittola. Esso fa parte di un sistema di aree umide dell’alto Molise importante per la sosta e lo svernamento dell’avifauna. Ma non solo; qui, infatti, si trova il Cavallo Pentro, razza equina autoctona, che vive allo stato brado.
Anche la flora presenta una particolarità: un tipo di salice, rarissimo in Italia, probabilmente residuo dell’età Quaternaria. Vi sono poi boschi cedui che circondano la vallata e che ospitano cervi, cinghiali e, sempre con maggiore frequenza, l’orso bruno marsicano.
Tradizioni e gastronomia
Tipica manifestazione era il “Rodeo Pentro”, svolta nel mese di agosto. Dopo una breve sfilata di cavalli bradi, aveva inizio la gara vera e propria che consisteva nel domare cavalli molto irrequieti nel corso di alcune prove di abilità.
Secondo alcuni studiosi la ricorrenza risalirebbe addirittura al tempo dei Sanniti. Infatti, seguendo i racconti storici relativi alla battaglia di Aquilonia, si rileva che l’antico popolo molisano impiegò un reparto di circa 10.000 cavalieri durante il conflitto, e da ciò si può dedurre che gli italici sfruttavano molto le mandrie equine presenti sul territorio dell’alto Molise.
In occasione della festa in onore di San Nicola vengono preparate e distribuite ai presenti le “sagne” casalinghe, condite con il ragù di pecora.