Fornelli: tra borgo e ulivi ammirando il tramonto
In piena valle del Volturno, su di una collinetta a due passi da Isernia, sorge Fornelli. Immerso nel verde degli ulivi, il paese è tra i principali produttori di olio della zona. Ma non solo. Nel caratteristico borgo, che mantiene ancora intatta la forma medievale, c’è tanto da fare e da vedere.
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Cenni storici
Fornelli giace in parte su una collina lambita dal torrente Vandra, che confluisce nel Volturno, e in parte sul Monte Cervaro. Dagli ultimi studi pare sia stato edificato nel IX secolo come dipendenza della vicina Badia di San Vincenzo al Volturno.
Molto probabilmente in origine sorgeva proprio presso il fiume Vandra in un luogo leggermente diverso da quello attuale. Non è dato sapere perché e quando abbia cambiato posizione. Il nome potrebbe derivare da un forno per la produzione di laterizi cotti presente nell’antichità ed a servizio della Badia oppure come forma contratta di “Forum Cornelii“. La prima ipotesi, comunque, è la più probabile in quanto il territorio è caratterizzato da un terreno ricco di argilla.
Feudatari furono in sequenza Francesco Pandone, la famiglia Galluccio e quindi i Caracciolo che poi lo vendettero ai Carmignano. La popolazione è originaria della diocesi di Valva e Sulmona e si pensa furono queste popolazioni a portare a Fornelli il culto di San Domenico di Sora, il cui Eremo di Villalago (AQ) è mèta ogni anno di un pellegrinaggio.
Durante il secondo conflitto mondiale, inoltre, vi fu un eccidio; nell’ottobre del 1943, infatti, furono impiccati nella piazza pubblica dalle milizie tedesche l’allora podestà e cinque concittadini per non aver rivelato i nomi di un agguato mortale che era stato fatto alle truppe tedesche.
Cosa vedere
Le antiche origini sono ancora visibili nella cinta muraria, possente e ben tenuta con castello e torrioni. Da visitare sono la Chiesa Madre, intitolata a San Michele Arcangelo, edificata su una precedente costruzione a tre navate. Pregevole la statua del santo e tre tavole del XVIII secolo. Altre cose da vedere sono:
- Chiesa di San Pietro Martire, con portale rinascimentale e gli intarsi marmorei del pannello che decora l’altare barocco;
- Cappelle di Madonna delle Grazie, Madonna Assunta, Madonna Addolorata. È inoltre particolarmente pregiata la piccola cappella privata, della famiglia Laurelli, situata nel centro storico del paese;
- Palazzo baronale, che ripete in gran parte l’impianto dell’antico castello longobardo;
- Le torri, del periodo normanno e angioino;
- La porta principale di accesso al centro storico, che, al tempo, era dotata di un ponte levatoio che si alzava sul fossato;
- La Porta Castello e la Porta Nova;
- La Fontana dedicata all’Estate, una copia della scultura che il francese Mathurin Moreau presentò all’Esposizione Universale di Parigi del 1855.
Lungo il cammino di ronda, poi, si trova un cartello che ci invita ad ammirare il tramonto dal paese. Su di esso, infatti, una frase di Carlo Dentice del 1667: “Infelice quell’uomo che non ha mai visto tramontare il sole a Fornelli“. All’interno del borgo, inoltre, un piccolo museo con una ricostruzione fedele bel borgo stesso e una mostra con foto d’epoca di matrimoni e cerimonie.
Nei dintorni la natura è incontaminata ed invita a piacevoli passeggiate, magari raggiungendo il torrente Vandra, affluente del Volturno.
Tradizioni e gastronomia
Numerose sono le feste che si svolgono a Fornelli; tra tutte sono da menzionare le “Giornate al Borgo” che si svolgono il 13 e 14 agosto con rievocazioni storiche che riportano al medioevo. Il secondo giorno, poi, si conclude con il fantastico incendio del castello.
Fornelli, come detto, è circondato di ulivi e produce un olio fruttato e leggero. Nel territorio sono inoltre coltivati legumi in via di estinzione, soprattutto lungo il fiume Vandra. Piatti tipici sono: Sagne e fasciuel (pasta senza uova, tagliata a quadratini, condita con soffritto di olio, aglio e fagioli); sciur c coccia (fiori di zucchine in pastella fritti); r’ suffritt (interiora o frattaglie di agnello fritte peperoni); la trippa (con peperoni e sugo), casc’ e ova (fegatino di capretto con uova e formaggio). Dolci: le cioffe (fiocchi di pasta frolla fritti), la pastiera (crostata di riso cotto nel latte), r’ sciaiun (calzoni ripieni di vari tipi di formaggi e verdure), “r turcniegl” (pasta di pane e patate, fritta e spolverata di zucchero), i “b’scott c’ l’ova“, fatti soprattutto durante matrimoni e comunioni.