Vinchiaturo: storia e panorami con una forma di parmigiano che ruzzola
A metà strada tra Campobasso e la catena appenninica del Matese, Vinchiaturo si nasconde tra le fronde degli alberi. Inoltrandosi nel paese e conoscendo la sua storia, però, si scoprono molte cose. E si vede anche ruzzolare una forma di parmigiano. Poco fuori paese, a mille metri di quota, poi…
Continuate la lettura e visitate i social per restare sempre aggiornati:
Cenni storici
Le origini del paese, il cui nome deriva dal latino “vincula catenis“, ovvero “carcere con catene”, sono antichissime. Secondo alcune interpretazioni la genesi sarebbe da ritrovare nell’antica città sannita di Ruffirio, situata su di un aspro e quasi inaccessibile rialzo calcareo, presso l’attuale altura di Monteverde. Qui, infatti, numerose sono le testimonianze di un’attività edilizia ed artigianale del passato.
Dopo le guerre sannitiche, con uccisione di gran parte della popolazione e distruzione delle città, si torna a parlare di Vinchiaturo solamente verso l’anno 1000. Divenne terra di pertinenza dei Conti del Molise fino al 1449 succedendo, di famiglia in famiglia, fino ad arrivare ai Longo che mantennero il titolo di Marchesi di Vinchiaturo fino alla seconda metà del XIX secolo.
Cosa vedere
Posta su un’altura che sovrasta il centro abitato è la Chiesa Madre della Santa Croce, di epoca romanica, dalle forme semplici e lineari. Imponente è la torre campanaria a quattro piani, di cui il piano terra, a pianta quadrata, appartenente alla preesistente chiesa romanica e gli altri ottagonali. Sempre all’esterno, di rilievo è il Crocifisso, databile del XIII secolo.
La Chiesa di San Bernardino, il cui portale reca un mirabile lavoro degli scalpellini, sorge ai piedi del colle sul quale furono edificate la Chiesa Madre e il palazzo marchesale. La Chiesa del Purgatorio, sorta agli inizi del XVIII secolo, presenta un portale proveniente dal soppresso Convento di Santa Lucia, in stile barocco, datato 1604. A 4km dall’abitato si trova il Santuario di Santa Maria delle Macchie edificato nel XVI secolo sulle rovine di un antico cenobio benedettino. All’interno è possibile vedere una statua della Vergine risalente al XIV secolo, il cui restauro ha permesso di portare alla luce il velo d’oro che la ricopre.
A mille metri di altitudine, in località Monteverde, è presente la Chiesa di Santa Maria di Monteverde, condivisa con il comune di Mirabello Sannitico. L’origine è quella di un antico monastero benedettino sito nell’area dell’antica città di Ruffirium. Altri monumenti degni di nota sono la Fontana dei Quattro Leoni, il Monumento dell’Emigrante, la Crocella e il Convento di Santa Lucia.
Luogo dove godere di aria pura è il laghetto montano, con un bosco attrezzato e vista mozzafiato sulla catena del Matese.
Tradizioni e gastronomia
Il 19 e 20 Maggio di ogni anno si festeggia il Santo Patrono, San Bernardino da Siena. Il 17 gennaio si svolge la tradizionale festa dedicata a Sant’Antonio Abate con la benedizione degli animali dopo la Messa vespertina. Segue poi l’accensione de “lu laute“, una catasta di legna in lode del Patrono degli animali per poi stare insieme intorno al fuoco degustando un piatto tipico, ri sciusce, legumi lessati con cereali, olio, sale e pepe.
A Carnevale, invece, lungo le vie, si svolge il gioco de “la pezza de casce“. Questa è una competizione tra due squadre che si contendono una forma di circa 30 chili di formaggio che viene “lanciata” in un percorso prestabilito tra urla, incitamenti e sfottò della folla partecipante.
Altri piatti tipici sono la “pantoccia fritta” – pasta condita con pancetta fritta – , “ri vruccheluni” – broccoli lessati e poi ripassati in padella – e “la mpanicce” – pizza di farina gialla con verdure.