Guidando tra le strade dell’alto Molise ad un certo punto si inizia a scorgere un paese. È Belmonte del Sannio, piccolo centro immerso in uno splendido paesaggio naturale ma ricco anche di storia e monumenti. Siamo a 864 metri s.l.m., a breve distanza dal torrente Sente, affluente del Trigno, da cui deriva il nome del viadotto che collega Molise e Abruzzo, tra i più alti d’Europa.

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Cenni storici

Riguardo il nome, secondo alcuni potrebbe derivare da “bellum” (cioè “guerra”, monte della guerra) oppure dal termine volgare che indica la bellezza del panorama. L’aggiunta di specificazione “del Sannio”, fu aggiunta dopo l’Unità d’Italia, analogamente a Forlì del Sannio.

La prima testimonianza riguardo la presenza della popolazione sannita è data da Tito Livio che, nel X Libro della sua opera, rievoca la figura del sacerdote Ovio Paccio, che fece fare il giuramento sacro ai guerrieri sanniti a Pietrabbondante. A sostegno di questa tesi abbiamo la presunta tomba di Ovio, rinvenuta a Colle Sant’Angelo, come riportato dalle iscrizioni.

Nel medioevo Belmonte era feudo dei Borrello, nel 1438 passò a Jacopo Caldora fino ai Caracciolo e a Carlo Tappia, di cui si ricorda il palazzo baronale costruito sopra il castello, di cui resta il torrione.

Cosa vedere

Il centro storico è di connotazione medievale ed è circondato da uno splendido paesaggio, ricco di costruzioni del XVI- XVIII secolo.

Tra queste la Torre Longobarda (1000 d.C.), edificata nel IX secolo, è situata nel borgo vecchio. Alcune delle caratteristiche più evidenti sono l’entrata e la finestra in cima. Troviamo poi il Palazzo dei Principi Caracciolo (1650-1806), dimora dei baroni Lemmis. Durante le dominazioni normanna e sveva il feudo rientrava nella “Terra Burellensis”, staterello indipendente dal potere centrale dominato dai Borrello, signori di Agnone, che stabilirono il capoluogo a Pietrabbondante. Con l’avvento della monarchia angioina la titolarità sul feudo passò prima alla famiglia Cantelmo, ai Filangieri, ai di Sangro di Casacalenda e, nel 1436, a Giacomo Caldora.

Come detto nel territorio si trova la tomba di Ovio Paccio, condottiero Sannita (295 a.C.). Anche se vi è solo una tradizione orale, in campagna si trova una tomba che si pensa sia stata l’ultima dimora di Pakis Uviis (Ovio Paccio), sommo sacerdote dei Sanniti. Attualmente la tomba è coperta da una lastra in pietra. Fu scoperta nel 1800 e al suo interno furono rinvenuti oggetti appartenenti ad un militare.

Continuando il cammino abbiamo la Chiesa madre dedicata al Santissimo San Salvatore (1600 d.C.). La struttura ha pianta a croce latina e muratura in pietra ma con interno a navata unica, neobarocco. In seguito ai vari terremoti del 1800 fu costruita nuovamente nel 1865.

In ultimo i ruderi della chiesa di Santa Maria della Noce. Qui è ambientata una storia di fede legata al mondo della transumanza. Pare infatti che dai ruderi dell’antica Chiesa di Santa Maria della Noce, l’effige della Madonna di Belmonte sia stata traslata da alcuni Angeli fino a San Paolo Civitate (FG).

Dal punto di vista naturalistico ci si può immergere in diversi boschi suggestivi come il bosco dell’Impero, il bosco della Difesa, il bosco di Rocca l’Abbate o il bosco delle Portelle. Inoltre è possibile raggiungere la riva del torrente Sente su cui si erge per un tratto il viadotto alto 200 metri.

Tradizioni e gastronomia

A Belmonte del Sannio, la torcia della vigilia di Natale è chiamata ndòccia. Un rituale decisamente comune in Alto Molise, come la ‘Ndocciata di Agnone, che consiste nel far bruciare queste torce all’imbrunire, mentre nelle tantissime borgate sparse nell’agro, bruciano davanti la masse­ria o sull’aia. Le ndòcce, tutte singole, si lasciano consumare vicino casa. In origine erano utilizzate dai paesani per farsi strada lungo il percorso da casa in chiesa per la messa di mezzanotte di Natale e soprattutto “pe scàllà re Bbambenìlle”.

La festa principale è la Festa Patronale di Sant’Anacleto, celebrata il 13 luglio.

Tra i piatti tipici, comune in Alto Molise, troviamo il fiadone, una delle ricette più antiche dell’appennino italiano, composta da sfoglia a base di farina, uova, olio, vino bianco e ripiena di formaggio. Altre prelibatezze della cucina locale sono le lasagne a pezzi con ragù di agnello o la polenta con ragù di salsiccia.

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