Macchiagodena
Macchiagodena: un castello, storia e molto altro
A mezza costa sulle montagne del centro Molise che divide con Frosolone e Carpinone, con una vista mozzafiato sulla catena del Matese, con un possente castello e luoghi storici e artistici da fare invidia a paesi ben più blasonati, Macchiagodena offre al visitatore tutto ciò che si può desiderare.
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Cenni storici
Macchiagodena è un piccolo borgo della provincia di Isernia sulle cui origini le prime notizie certe risalgono al 1269, data in cui il feudo venne assegnato da Carlo I d’Angiò a Barrasio di Barrasio, famoso cavaliere francese. Alcuni studiosi affermano che fosse l’antica Aquilonia sannita, anche se quest’ultima, da ultimi studi, potrebbe essere collocata a Monte Vairano, a confine tra i territori di Campobasso, Baranello e Busso. Nel periodo longobardo il paese fu guardia di confine tra le contee di Bojano e di Isernia. Molte famiglie si sono susseguite: fu feudo della famiglia Cantelmo per molto tempo; a loro succedettero nell’ordine: i Pandone, i Castelpagano, la famiglia Gaetani, Diana Scalera, Fabio Cicinelli, Camilla Sanframondo ed infine fu di Giacomo del Tufo.
Cosa vedere
Assolutamente da visitare il Castello, una fortezza ubicata su un blocco roccioso di natura calcarea all’apice del colle. La fortezza nel periodo longobardo aveva la funzione di controllo dei confini tra la contea di Isernia e quella di Bojano nonché del tratturo Pescasseroli-Candela. A seguito di alcuni eventi sismici, il castello subì ingenti danni per cui fu sottoposto a continui lavori di ristrutturazione. Attualmente il blocco centrale si presenta irregolare ed è caratterizzato da torrioni circolari che danno ancora l’idea della fortezza. I due lati del castello, collocati a strapiombo sulla roccia, sono inaccessibili. Internamente vi sono ampi saloni con volte a botte affrescate, è presente una pinacoteca con lavori di Marcello Scarano ed una biblioteca nella quale sono custoditi testi risalenti al ‘500 ed è possibile consultare opere al completo di Giustiniano nonché la Divina Commedia commentata dal Vellutello.
Nel centro storico intorno al castello ci sono palazzi signorili, viuzze caratteristiche che meritano di essere visti. Nel piazzale del castello c’è una fontana del ‘700 con mascheroni e un leone di fattura romanica. Sono da visitare la chiesa di San Nicola di Bari, antico convento dello Spirito Santo del 1692 e la cappella della Madonna della Palestrina, luogo di piccoli passeggiate, come tanti di cui il territorio che circonda il paese è ricco. Vasti sono i boschi sulla montagna che ripara il centro abitato dai venti freddi dell’inverno e lungo la valle del Biferno, essi invitano gli amanti della natura a fare escursioni e a vivere all’aria aperta. Su questa montagna vi è anche un sito archeologico, in loc. Vallefredda ma oramai ricoperto dopo gli scavi terminati nel 2009.
Tradizioni e gastronomia
La tradizione è molto sentita ed è tenuta viva durante le feste fatte in occasione delle nozze, della trebbiatura, delle celebrazioni in onore del patrono con sagre culinarie e danze. Si celebra per esempio il rapimento della sposa, prima del matrimonio, si prepara una pentola di polenta e prosciutto, salsiccia e pancetta, in cui tutti attingono, si esegue la danza del “tuzzaculo”, si allestiscono fiere e si gustano i piatti tipici, come polenta e fagioli e i vini e i formaggi del luogo. E proprio uno degli alimenti più tradizionali, la polenta, si può gustare durante la “Sagra della polenta” che si svolge nello stupendo scenario che propone c.da Caporio.