San Pietro Avellana
San Pietro Avellana, voglia di tartufo?
A due passi dall’Abruzzo (anzi un po’ le ruote ci si mettono per chi arriva da Isernia), San Pietro Avellana si nasconde tra i monti ed il verde dell’alto Molise. Si nasconde, ma ha veramente tanto da offrire, soprattutto per chi cerca aria pura e un prodotto di altissimo valore come il tartufo.
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Cenni storici
L’attuale abitato ebbe origine da un insediamento di abitanti che ritennero di dover risiedere nelle immediate vicinanze dell’abbazia benedettina. “Avellana” probabilmente deriva da “Volana“, città sannitica distrutta durante la terza guerra sannitica.
Nessuna notizia si ha dello sviluppo urbano, anche se appare chiaro che un abitato si sia evoluto inglobando l’antica abbazia e che un sistema murario perimetrale abbia determinato il formarsi di una fortificazione che per secoli ha costituito il limite del nucleo abitato.
Nel novembre del 1943 fu interamente distrutto dalle truppe tedesche in ritirata e solamente negli anni ’50 è cominciata la ricostruzione; nel tempo, poi, è maturata l’esigenza di recuperare dalle macerie una propria memoria storica. Da qui la costituzione di un Museo per la conservazione di oggetti di vita quotidiana legati alla civiltà pastorale e alla tradizione artigiana del luogo.
Cosa vedere
Il centro abitato è situato alle falde nord-occidentali del monte Miglio e vi scorrono il torrente Rio e il fiume Vandra.
Nei pressi del paese si trovano i ruderi del monastero medievale di San Pietro dell’Avellana, in cui era conservato il Chronicon Volturnensis. Fondato nel IX secolo divenne dipendenza diretta di Montecassino nel 1060. Nel monastero si ritirarono Domenico di Sora e Amico, i cui prodigi e la cui dedizione ai poveri divennero proverbiali fino alla sua beatificazione. E per Sant’Amico è rimasta una venerazione secolare.
Da vedere è anche la chiesa parrocchiale dei S.S. Apostoli Pietro e Paolo nella cui cripta, dedicata a Sant’Amico, sono conservati la statua del Santo e la testa-reliquiario antropomorfo di Sant’Amico del 1350.
Fuori paese ci sono anche la chiesa rurale di San Giovanni Battista e, nel bosco circostante, l’eremo di sant’Amico
Altre attrazioni sono le mura ciclopiche di epoca sannitica sulla sommità di Monte Miglio, la Fontana Grande del XVIII secolo, le Sorgenti di Pesco Bertino, di Capo di Vandra e quelle della fonte Calante, i ruderi della Taverna del Sangro e i resti di una torre medievale.
In località “Montagna” si trovano l’Osservatorio astronomico “Leopoldo del Re” ed il Planetario che riproduce la volta celeste con circa 20.000 stelle
In ultimo è da menzionare il Museo delle Tradizioni Popolari e del Costume d’Epoca, un “contenitore culturale” di usi e costumi della società di un tempo.
Tradizioni e gastronomia
Durante l’estate avviene la raccolta del tartufo nero e, proprio per festeggiare questo prezioso dono dei boschi, si tiene ogni anno, nel secondo weekend di agosto, la Fiera del Tartufo Nero. Ma non solo tartufo nero, il territorio è ricco anche di tartufo bianco, tanto da tenersi ogni anno la Mostra Mercato del Tartufo Bianco pregiato.
Tra le feste religiose la più sentita è quella del Santo patrono: S.S. Pietro e Paolo
Detto del tartufo, la gastronomia non può non girare attorno a questo prezioso dono della natura. Con il tartufo, infatti, si producono formaggi, salse, olio e burro tartufati. Tipici sono i burrini, sorta di piccoli caciocavalli riempiti di burro tartufato. Fra i vari piatti tipici troviamo fettuccine al tartufo, gnocchi con fonduta di caciocavallo al tartufo, addirittura il gelato con ricotta, pera e tartufo e cazzarelli e fagioli.
Fra i dolci i mustaccioli e il piccillato, r’ turcniegl (dolce fritto con uva passa) e le friselle. Il piccillato è il dolce che identifica la Pasqua a San Pietro Avellana. Si tratta di un dolce a forma di ciambella e a lunga lavorazione a base di uova e zucchero.