Nel cuore del Molise, guidando tra curve e colline, vari paesini fanno capolino. Tra questi Civitanova del Sannio, caratteristico comune di alta collina con delle chicche davvero da non perdere. Dalla preistoria, ai sanniti, dal medioevo alla guerra, dalla storia alla natura ce n’è per tutti i gusti.

Continuate la lettura e visitate i social per restare sempre aggiornati:

Cenni storici

Partendo dal nome, questo trae origine dal fatto che in epoca precedente alla sua fondazione esisteva un feudo chiamato “Civitavecchia” o “Civitavetula” (ora Duronia). Per indicare la più recente fondazione rispetto a Civitavecchia, il paese fu chiamato “Civitanova“. In seguito si rese indispensabile l’aggiunta “del Sannio” per distinguerlo da Civitanova Marche.

La storia parte da molto lontano. In località “le Caselle” si trovano numerosi resti di insediamenti e mura del periodo sannitico. Ancor prima, però, durante il quaternario, la zona era già frequentata. Nell’area dove sorge lago di San Lorenzo numerose sono state le testimonianze. Altre, ancora più evidenti, si trovano in loc. Morricone del Pesco dove sono visibili pitture rupestri.

La più antica testimonianza in possesso riguardo il paese risale all’anno 1002 allorché il conte Berardo d’Isernia e sua moglie Gemma vollero edificare nel territorio un monastero dedicato a S. Benedetto. In seguito a diverse discendenze, attorno al 1330 il paese era frazionato in due parti e solo nel 1360 il suo territorio fu di nuovo unificato da Giovanna d’Evoli con l’assenso della regina Giovanna. Feudatari furono i d’Evoli, i Di Sangro e i D’Alessandro, duchi di Pescolanciano.

Il territorio sorge a ridosso del tratturo Lucera-Castel di Sangro e dunque, nei secoli, fortemente caratterizzato dal passaggio di persone che tante testimonianze hanno lasciato. Ma un altro tratturo è presente, si tratta del tratturello Castel del GiudiceSprondasinoPescolanciano, sul quale sono evidenti i resti del castello di Sprondasino.

Cosa vedere

Partiamo dalla natura che ci regala, tra le altre cose, il Lago di San Lorenzo, cosiddetto “effimero”. Tale lago, infatti, si riempie in inverno, lo si può ammirare in tutto il suo splendore in primavera, per poi scomparire con l’arrivo dell’estate. Salendo di quota, invece, troviamo la Montagnola Molisana, i boschi di faggi (condivisi con la vicina Frosolone), il percorso del fiume Trigno e le aree archeologiche “La Civita” e “Colle Le Case” che rimandano all’epoca dei sanniti.

In paese è da visitare la chiesa parrocchiale di San Silvestro Papa, con un bel soffitto a cassettoni e con dipinti e statue lignee (tra cui alcune del Di Zinno). Da vedere anche il castello-palazzo. Bellissima è la croce in pietra del 1441, situata nella piazza, in stile gotico che presenta l’intreccio di un nastro a due bande, chiamata Croce a for’ la porta.

Un’altra Croce, alta circa 10 metri, è sita in località “Le Serre”. Questa domina il paese e ne annuncia la vista per chi arriva da nord. Eretta nel 1935 e benedetta il 25 ottobre dello stesso anno fu abbattuta in seguito agli attacchi bellici dei tedeschi nel 1943 ma ricostruita nuovamente e benedetta nel settembre del 1951.

Da menzionare, ancora, le pitture rupestri site in località Morricone del Pesco, ulteriore testimonianza della presenza di abitanti già nel periodo preistorico. Ultimo ma non ultimo il monastero benedettino De Iumento Albo, uno dei più antichi presenti in tutta la regione.

Nel comune, infine, si trovano calchi di Antonio Cardarelli, medico e senatore, originario di Civitanova, cui sono intitolati gli ospedali di Napoli e Campobasso. A lui è legata una curiosità: con un Regio Decreto si garantiva la gratuità dell’acqua al popolo civitanovese, come ringraziamento per i cittadini che donarono i terreni interessati dal passaggio della condotta idrica. Decreto valido tutt’ora, in paese, infatti, non si paga l’acqua.

Tradizioni e gastronomia

In agosto a Civitanova del Sannio, si organizzano diverse sagre. Tra queste “La Coppa” che si svolge 9 e 10 agosto, quando si può assistere alla preparazione e degustare carne e patate cotti “sotto la coppa”. Altre manifestazioni sono quella dell’emigrante e quella in onore di San Felice. Alla vigilia di Natale, invece, le tradizionali “‘ndocce“, torce simili a quelle della ‘Ndocciata di Agnone che illuminano la notte.

Piatti tipici sono costituiti dai primi con funghi e tartufi, arrosti di agnello e di capretto, formaggi e dai latticini che vi si possono gustare. Ci sono poi cicoria arracanata, baccalà arracanat’ e pastiera di riso con, nel Municipio, l’attestato di riconoscimento dall’Accademia della Cucina italiana.

Condividi su: