Museo del Profumo di Sant’Elena Sannita
Nel paese di Sant’Elena Sannita, tra case in pietra e montagne a fare da sfondo, sorge il Museo del Profumo con una collezione di oltre 1500 profumi, tra le più grandi esistenti. Ma come nasce la storia della tradizione dell’arte profumiera? Sono andato a visitarlo e, accompagnato dalla preparata e gentile Licia Pette, mi si è aperto un mondo. Venite con me alla scoperta del museo, un unicum in Europa.
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La Storia
La storia dei profumi e della tradizione profumiera inizia con la figura dell’arrotino. Ma cosa c’entra l’arrotino con i profumi? L’arrotino, com’è risaputo, svolgeva attività porta a porta affilando lame di forbici e coltelli. Con il passare del tempo e, nello specifico, nel primo dopoguerra, l’attività rendeva sempre meno. Iniziò così l’emigrazione verso le città più grandi, prime tra tutte Roma e Napoli.
Dapprima l’arrotino continuò con l’attività porta a porta per poi iniziare a collaborare con le macellerie. Nacque così anche la cooperazione con i produttori di coltelli di Frosolone, rinomati nel loro settore, e grazie ai quali l’artigiano forniva, nella grande città, un servizio ancora migliore vendendo ai macellai coltelli realizzati appositamente per il taglio dei diversi tipi di carne.
Dal girovagare per la città nacquero altre collaborazioni. La più importante, alle origini della tradizione profumiera, condurrà l’arrotino a lavorare con i barbieri che utilizzavano prodotti sconosciuti nel luogo natio, dalle lame a mezzaluna, ai pennelli, all’acqua di colonia, a saponette profumate. L’arrotino trasferiva tutte queste novità nel paese d’origine dove i concittadini gli chiedevano di portarle. Nasceva, quindi, un doppio scambio commerciale tra Frosolone, Roma e Sant’Elena Sannita.
In paese, chi ebbe la possibilità acquistò piccoli locali da adibire a botteghe per la vendita di forbici, di coltelli, dei prodotti tipici dei barbieri e, dopo la seconda Guerra Mondiale, anche dei profumi. Al contempo, si registrò un esodo di massa da Sant’Elena verso le grandi città, dove i santelenesi emigrati aprirono negozi di profumi (in pochi anni, oltre cinquecento nella sola Roma), con alcuni che si specializzarono in diversi campi.
Da ricordare il Sig. Sergio Zoppo ed il Sig. Ruberto Antonio che si perfezionò nell’affilare gli strumenti chirurgici. Oggi, delle tante attività restano solamente quelle che, da sempre, hanno cercato di distinguersi puntando su profumi non commerciali: è così che le Famiglie Muzio e Durante sono arrivate fino ai giorni nostri, legate al loro marchio ed ai loro profumi.
La struttura
Composto da due piani, il Museo ospita, in prestigiosi armadi, circa 1500 pezzi di profumeria moderna ed oggetti utilizzati da barbieri e profumieri dalla fine dell’Ottocento in avanti. Vi è anche un orto botanico che persegue l’obiettivo di lanciare un laboratorio per la creazione di nuove essenze.
I profumi sono originali, alcuni recanti ancora il prezzo, e descritti al meglio dalle guide. Ad averli raccolti, da oltre cento anni, furono proprio i profumieri santelenesi che, un tempo federati, collezionavano pezzi unici, prime edizioni e bottiglie speciali. Con lo scioglimento della federazione tale lavoro ha rischiato di essere perduto ma, grazie alla famiglia Muzio, la collezione giunse come tesoro in dono alla Fondazione “Il Cammino del Profumo” e, quindi, al Museo del Profumo.
La Fondazione
La Fondazione “Il Cammino del Profumo” è nata dal desiderio di alcuni di raccontare le origini e la storia del profumo di Sant’Elena Sannita, anche con l’obiettivo di fermare lo spopolamento del paese. È proprio la Fondazione che ha contribuito alla realizzazione del Museo e dell’annesso giardino, volendo anche la ricerca botanico-agronomica per l’individuazione e la coltivazione delle essenze floreali da destinarsi ai profumi. La ricerca ha individuato circa duecentocinquanta specie spontanee, alcune delle quali ben si prestano alla coltivazione dell’industria profumiera.
Dagli studi così effettuati, sono nati diversi profumi venduti proprio nel Museo. I primi erano due, uno maschile ed uno femminile, chiamati Voìra e Ventunora. A questi se ne sono aggiunti altri quattro: “Chiscì“, “Ficura“, “Leserre” e “La casina“.
Odori e Sensazioni
La mia visita al Museo, un sabato di ottobre, inizia nel luminoso salone d’ingresso dove conosco Voìra e Ventunora. La Voìra (o voria, la bora) è il vento freddo che soffia a Sant’Elena. In questo profumo si annusa ciò che cresce nei campi, dai fiori alle piante al legno degli alberi. Si sente il ferro che gli arrotini lavoravano e la tempra del fuoco che lo trasformava. Accenti sicuri, determinati, non per forza esclusivamente maschili.
Arancia, bergamotto, anice stellato, oltre a rosa, gelsomino, geranio, sandalo e al cipresso, sono in Ventunora, pensato per la donna. La ventunesima ora (tre ore prima del tramonto, dalle 14 alle 17 a seconda delle stagioni), quando le ragazze uscivano per andare a prendere l’acqua, era l’unico momento per incontrare i ragazzi, per essere viste e per mostrarsi. Ventunora sembra scandire ed alternare femminilità e civetteria, orgoglio e cedevolezza, desiderio e scoperta in una mirabile sintesi assai dolce.
Percorriamo gli ampi locali della scuola ristrutturata, fino all’orto botanico sul retro. Qui sono messe a dimora piante locali di cui, con curiosità e stupore, apprendo l’utilizzo anche in profumeria: rosmarino selvatico, timo, santolina sono solo alcune, lungo un percorso aromatico che affaccia sull’alta collina. Vengono raccontati gli aspetti fondamentali di una storia millenaria fino ai giorni nostri: dall’evocare dei ed antenati per fumum alla commistione di aromi, passando per medicina, zen ed alchimia fino a Grasse e alle nuove metodologie. Il XVIII secolo è il periodo in cui si affermano le acque di colonia, impreziosite dai flaconi di cristalli pregiati che le contengono.
Con il sole del tramonto, Licia mi invita a salire fino ai piani superiori dove contempliamo ammirati gli innumerevoli pezzi, esemplari dei principali marchi diffusi in Europa ed in America. Sono raccolti in antiche vetrine adorne di madreperla, finemente restaurate da artigiani della vicina Frosolone. Così, attraverso un opportuno accostamento di mobilio, cristalli e forme retrò, moderne e futuribili, la memoria è fatta salva. Viaggiando attraverso il tempo e le persone che ad esse hanno legato la loro storia, gli incontri e la celebrità, le essenze diventano vive superando luoghi, paesi, mode.
Info e Contatti
Il Museo del Profumo apre, da Settembre a Luglio, solamente su prenotazione, con un preavviso di almeno un giorno dalla data in cui si desidera visitarlo. Ad Agosto, invece, si può accedere tutti i giorni dalle ore 9:30 alle 13:00 e dalle 16:30 alle 20:00. Per i gruppi numerosi è consigliabile effettuare sempre la prenotazione.
Per contatti:
- Dott. Massimino De Tollis: 338.6620595
- Uffici Comunali: 0874.890059 dalle 9 alle 14 nei giorni feriali
- E-mail: [email protected]
- Sito: www.ilmuseodelprofumo.it
- Pagina Facebook Museo del Profumo
- Indirizzo: Via del Profumo, 1 – Sant’Elena Sannita – 86095 – Isernia