I Sanniti, il fiero popolo italico che per anni si oppose a Roma. Se ne parla sempre troppo poco e, di conseguenza, sempre troppo poco si parla anche delle numerose testimonianze rinvenute in Molise. Tra queste il sito archeologico di Monte Vairano.

Tale sito si estende in un’area di circa cinquanta ettari tra i comuni di Campobasso, Baranello e Busso, delimitata da una cinta muraria lunga tre chilometri con tre porte di accesso. Il sito ebbe una continuità di vita che va dal VI al I secolo a.C.

Continuate la lettura e visitate i social per restare sempre aggiornati:

I Sanniti

È doveroso premettere che, nonostante le numerose testimonianze archeologiche presenti in Molise e non solo, ancora oggi conosciamo poco questa civiltà italica. Per secoli l’immagine dei sanniti è stata condizionata dalla storiografia, per lo più romana, che li ha presentati come un popolo guerriero dedito alla pastorizia. Era considerato “rozzo” dal punto di vista culturale rispetto ad altre popolazioni coeve più “raffinate” come i vicini greci della Magna Grecia o gli Etruschi.

I Sanniti furono grandi nemici di Roma durante i conflitti combattuti tra IV e I secolo a.C. per il predominio nell’Italia Centrale. Subirono dunque una “cattiva pubblicità” da parte delle fonti antiche che hanno esaltato i vincitori e sminuito i vinti.

Le ricerche effettuate nel complesso di Pietrabbondante dal Professor La Regina e la sua equipe, però, per prime, fornirono elementi in controtendenza con questa visione. La presenza del complesso teatro-tempio, di una domus publica, di un ulteriore tempio con funzione di erario e altri scavi che suggeriscono la presenza di un santuario confederale, permettono di capire subito che fu un importante centro religioso e politico appartenuto ad una popolazione con una forte e rivendicata identità etnica.

In questo contesto, però, la città sannita di Monte Vairano costituisce un unicum che ci permettere di indagare sul modo di vivere dei sanniti e sulle loro modalità di insediamento.

Monte Vairano

Come già detto, le prima tracce di insediamento a Monte Vairano risalgono al VI secolo a.C. Sporadiche rioccupazioni sono documentate in epoca imperiale e poi medievale con la costruzione di un castello ed una chiesa. Gli scavi hanno permesso di identificare una struttura urbana pianificata. Le mura, in opera poligonale, si estendono per tre chilometri e insieme alle tre porte di accesso alla città possono essere datate al IV sec. a.C.

Questo abitato era dotato di un impianto viario ortogonale, nel quale le vie (ne sono state rinvenute quattro con rispettivi marciapiedi) si intersecavano ad angolo retto. Gli edifici sorgevano su ampie aree pianeggianti artificiali (terrazzamenti), delimitati da muri lungo il perimetro. Sono state rinvenute abitazioni private, edifici pubblici come un horreum (magazzino per la conservazione di derrate alimentari) e più cisterne (per la conservazione dell’acqua). Questo elemento evidenzia un elaborato sistema di approvvigionamento idrico in una città sprovvista di risorse idriche al suo interno. Sono stati rinvenuti anche luoghi di lavoro come una fornace e dei mulini.

Tutto ciò fa pensare ad un abitato variegato e ben strutturato. Uno degli aspetti più interessanti è legato all’economia della città. I reperti rinvenuti, infatti, testimoniano la presenza di diverse attività lavorative. Tra queste agricoltori, barbieri, venditori d’unguenti e profumi, fornai, medici, architetti, pittori, muratori e pavimentisti, pescatori, macellai, vasai, scribi, fabbri e vinai.

Ancora più sorprendente è il quadro delineato dai ritrovamenti monetali e ceramici. Sono state rinvenute monete ed anfore provenienti da tutto il mondo italico e mediterraneo, dalla Turchia a Marsiglia, le isole Baleari e Cartagine. Ciò induce ad inserire a buon diritto anche il Sannio nelle grandi rotte commerciali dell’antichità.

La distruzione

Le ultime ricerche confermano la fine brusca della vita di questa comunità a seguito di un evento traumatico. Questo lo si può individuare negli eventi bellici legati alla cosiddetta “Guerra Sociale” (91-88 a.C.) ed in particolare nell’intervento dei Romani guidati da Lucio Cornelio Silla nell’89 a.C nella piana di Bojano. La distruzione è testimoniata dalle numerose tracce d’incendio sui materiali rinvenuti e dalla copertura dei tessuti stradali e il riempimento delle cisterne (in una di queste fu scoperto il corredo intero di un’abitazione) con le macerie degli edifici distrutti.

È chiaro che all’esercito nemico non interessava solo la distruzione di questa città ma soprattutto l’impossibilità per i superstiti di tornarci a vivere grazie alla manomissione definitiva di strutture fondamentali come l’impianto viario e quelle legate all’approvvigionamento idrico. La stessa sorte toccherà ad altri insediamenti come Saipinom e Bovianum Vetus. La differenza fu che queste ultime verranno rioccupate in un Sannio gradualmente romanizzato, mentre Monte Vairano (di cui ignoriamo financo il nome sannita) rimarrà abbandonata. Ed è proprio questo l’aspetto più interessante. Oggi questo sito archeologico può fornirci informazioni inedite sulla vita quotidiana dei sanniti, sulla loro organizzazione urbana e sul loro rapporto con il resto del mondo antico. Informazioni incredibilmente quasi ignote ai ricercatori ancora oggi.

Mi auguro che nel prossimo futuro verranno sufficientemente finanziati gli scavi e le ricerche in questo sito archeologico per poter arrivare ad una adeguata fruibilità turistica.

Per maggiori informazioni è consigliabile la lettura del libro del Prof. De Benedittis “Monte Vairano – distruzione oblio rinascita” di cui è possibile acquistare la copia cartacea rivolgendosi alla Banca Popolare delle Province Molisane, mentre è possibile consultarlo online sul sito del professor De Benedittis.

Condividi su: