Carovilli: storia e tartufi viaggiano sul tratturo
Carovilli, paese dell’alto Molise, è noto per il buon tartufo e i formaggi. Situato a 900 metri di quota e circondato dalle montagne dell’Appennino centrale, è attraversato da un tratturello che fa da scambiatore tra i tratturi Lucera-Castel di Sangro e Celano-Foggia, i più importanti della dorsale appenninica.
Continuate la lettura e visitate i social per restare sempre aggiornati:
Cenni storici
I sanniti, al fine di controllare i due tratturi menzionati, si insediarono nel territorio dove oggi sorge Carovilli. Della loro permanenza ci sono ancora numerose testimonianze sulla cima di Monte Ferrante: necropoli, fortificazioni e un tempietto italico.
Il primo nucleo abitativo sorse intorno alla chiesa di S. Pietro di Tasso, edificata dai Benedettini. Nel 1450 il paese si spostò alle pendici del monte, dove venne edificata prima una cappella e poi una chiesa in onore di S. Maria Assunta. Nel corso degli anni diverse sono state le interpretazioni date del nome. La più fondata è quella fornita da alcuni storici locali secondo i quali la voce “Carovilli” ripeta semplicemente il nome del console Spurio Carvillo, cioè “Carvilius”, di cui parla Livio nel libro X.
In epoca longobarda era feudo dei Borrello, come dimostrato da un diploma del 1068 col quale Borrello, Conte di Pietrabbondante, fece una donazione di beni al Monastero di S. Pietro Apostolo (detto poi “S. Pietro del Tasso”). Si ignorano le vicende storiche del paese durante i domini normanni, svevi ed angioini fino alla fine del XIV secolo.
Carovilli è stato sempre pertinente al Contado del Molise. Nel 1799 entrò nel Dipartimento del Sangro e nel Cantone di Agnone. La legge del 1807, che integrò la giurisdizione amministrativa della nuova provincia del Molise, assegnò Carovilli al Distretto d’Isernia ed al Governo di Vastogirardi. Infine, con la riforma del 1811, divenne capoluogo di Circondario comprensivo di Pescolanciano, San Pietro Avellana e Chiauci.
Cosa vedere
Chiesa di Santa Maria Assunta: edificata nel ‘400, si affaccia sulla piazza principale. All’interno sono conservate le spoglie del Santo, nativo e protettore di Carovilli, Stefano del Lupo. La facciata presenta tre portali con torre campanaria. La sistemazione attuale è del XIX secolo ma un’epigrafe indica il 1729 come anno di apertura. All’interno si trova un’acquasantiera del XVI secolo con, nel catino, un serpente in rilievo nell’atto di uscire dalla vasca. Di interesse è la fonte battesimale del 1622.
Castiglione – Chiesa di San Nicola: risalente al 1400 e ampliata intorno al 1700, è sita sul colle Castiglione e chiamata comunemente “Chiesa Ammond“. Una lapide testimonia che fu dedicata a S. Nicola di Bari e consacrata nel 1727 dal vescovo di Trivento. Nella piazza della frazione sorge la nuova chiesa intitolata sempre a San Nicola.
Ruderi Convento Benedettino S. Pietro del Tasso: edificato nel X secolo, vi dimorarono per trecento anni i benedettini. Accanto scorre una sorgente denominata “Fonte del convento“.
Chiesa sul tratturo di San Domenico: situata al bivio per Miranda e Roccasicura, è legata al fenomeno della transumanza. Dell’edificazione non si hanno notizie sicure. Nel XVIII secolo era usata come lazzaretto per i malati di peste. Attualmente è aperta al pubblico solo in particolari occasioni: la festa della Tresca, trebbiatura del grano con gli animali ed una fiera dedicata al santo omonimo nella prima settimana di settembre.
Casa di Santo Stefano del Lupo: casa natale del Patrono, nato a Carovilli fra il 1099 e il 1118. All’interno è possibile visitare una cappellina con un quadro del Santo. Vissuto da eremita lontano da Carovilli, il 29 settembre 1807 i carovillesi lo riportarono nel paese natìo.
Fontana di Bacco: sita in piazza Municipio è una realizzazione in ghisa della fonderia francese “Val d’Osne”, riproduzione dell’opera “L’Automne” di Mathurin Moreau.
Tradizioni e gastronomia
Carovilli è ancora molto legata alle tradizioni, e la Tresca è tra le più sentite. Ogni anno, a fine agosto, davanti la chiesa di San Domenico, si svolge la “Tresca”, ovvero la trebbiatura del grano con l’impiego dei cavalli. Tale tradizione, durante il cristianesimo, fu trasfigurata nella festa della Madonna dell’Incoronata, caratterizzata dall’offerta delle messi alla Divinità.
Il 19 luglio si festeggia Santo Stefano del Lupo. In occasione della festa per il Patrono, si svolge una processione durante la quale vengono prostrate la statua del Santo e la sua reliquia.
Il 26 dicembre, nel pieno del Natale, si tiene il presepe vivente. In zona “Fonte Curelli” i partecipanti si ritrovano in “baracche” costruite nel rispetto della tradizione. La rappresentazione si conclude con una fiaccolata e i fuochi d’artificio.
Nel mese di agosto si svolge dal 1981 la Marcialonga, corsa che si sviluppa in un percorso di 11 km circa per valli e boschi del territorio carovillese.
Asta di Sant’Antonio: durante l’asta, organizzata il 13 giugno, i cittadini donano al Comitato organizzatore (la Congrega di Sant’Antonio) proprie produzioni come uova, pasta, pane, crostate e caciocavalli. Ma anche animali di piccola taglia. Questi, benedetti durante la cerimonia religiosa che si tiene nella mattinata, nel pomeriggio sono messi all’asta nella piazza centrale.
Simile ad Halloween è la tradizione de “la mort’ Cazzuta” che ricorre nella notte tra l’1 e il 2 novembre. Questa sarebbe l’unica notte in cui i morti possono tornare in vita. L’usanza vuole che si lasci un piatto di “sagne e jierve” (pasta con verdura campestre) sui davanzali con la speranza che i morti vadano per mangiarlo. Ma non solo. Si lascia anche una zucca intagliata che avrà un doppio scopo: fare luce ai morti ed impaurire i vivi.
Riguardo la gastronomia, oltre ad ottimi prodotti caseari, Carovilli è famosa per funghi e tartufi. Il tartufo bianco, in particolar modo, era già noto nel settecento, come attesta un menù di una giornata festiva custodito nel castello d’Alessandro di Pescolanciano. Piatto tipico è la “lsconda maritieta“, fette di pane bagnate nell’uovo e fritte nello strutto.